UN’ARTISTA PER AMICA

Silenziosa e assorta. E tuttavia capace di assimilare ogni stimolo che le viene offerto dalla vita per farne incanto, materiale per la sua arte. Una passione per il pianoforte, ma anche per le arti visive, che invadono prepotentemente le giornate di Lydia Lorenzi.
Lei risponde, non si sottrae e dà inizio a un percorso artistico in costante divenire, ormai trentennale.

E trent’anni sono il tempo della nostra frequentazione, iniziata negli anni Ottanta a Villa di Serio dove aveva luogo la Scuola d’Arte, di cui Lydia Lorenzi era direttrice artistica.
Un grande fermento: pittura, scultura, grafica, fotografia, e poi le performance in giro per il mondo, per raccontare tutta l’intensità di una ricerca ostinata e di una produzione innovativa.

Tutto viene piegato all’idea, quel potente catalizzatore del desiderio in grado di offrire uno spunto, di definire un obiettivo. Il desiderio di esprimersi, di segnare utilmente la propria storia, trova nell’idea il motore necessario alla fatica. E’ così che Lydia Lorenzi affronta tutta la lunga difficile fase di ogni ricerca, che possa dare forma all’idea, corpo all’obiettivo, sino ad appagare il desiderio intimo, forte, irrinunciabile di creare. E’ la gioia dell’artista. La creazione che elabora le pulsioni, che riunisce i componenti, sino al compimento dell’idea, ripaga l’artista della fatica.

A volte riscatta anche la solitudine. Lydia lavora nel suo atelier a Ranica, dialoga con l’opera in corso:
incontro e scontro che si alternano, la determinazione di Lydia che alla fine prevale e l’opera che accetta di comunicare
l’idea, di appagare il desiderio, di lenire la solitudine a lungo sopportata per l’irrompere della gioia a lavori ultimati. E solo a questo punto Lydia Lorenzi si sente di esporsi al giudizio e sfidare la critica.

So di non avere grande esperienza nelle cose d’arte. Posso giusto accompagnare Lydia da amica, assistere ad alcune sue battaglie, sostenerla per le sconfitte da indifferenza, esprimere la meraviglia per l’opera ultimata.
Anche io però non posso non accorgermi della la sua vitalità artistica: pochi giorni fa ho potuto entrare nel suo atelier per conoscere i suoi ultimi lavori e trovo il plexiglas, un materiale che Lydia Lorenzi aveva sinora usato solo qualche volta e comunque solo a supporto delle sue opere. Ora invece ne fa materia per l’opera stessa, impiegando la trasparenza del materiale a servizio dell’idea.

Rifletto e mi accorgo che la trasparenza è già elemento significativo delle creazioni appena precedenti: ricordo i quarzi, così trasparenti e resi luminosi dai led che animano la lastra di ardesia, su cui corrono le linee delle costellazioni in campo blu.
A ritroso l’ardesia mi rinvia ai gioielli, una produzione in cui Lydia si era cimentata appena qualche tempo prima, alternando ardesia, quarzi e corallo.

E contemporaneamente elementi di ardesia si ritrovano nei cactus, rappresentati ancora più indietro nel tempo, nei quadri materici, temi naturali che si trasformano nelle madrepore di fondali sottomarini solo immaginati.
Da questi fondali Lydia Lorenzi ruba le valve delle tridacne e ne fa cassa armonica degli strumenti musicali a corde, idealizzati e trasfusi su campi d’oro e rosso e blu.
Colori che caratterizzano pressochè tutti i periodi artistici di Lydia Lorenzi: ogni produzione è a se stante, nessuna ripetizione è possibile, i periodi si susseguono portando con sé una componente  di discontinuità ineludibile.
Ma il filo sottotraccia c’è e li compone tutti: quella foglia d’oro applicata in modo magistrale, quel rosso vivo, che sa di passione, non mancano mai.

Forse Lydia Lorenzi sta proprio lì: generosa e determinata, perchè ricca come oro è la sua disponibilità ad accettare nuove sfide, faticando ogni volta per ogni nuova idea; e perché appassionata come rosso vivo è la sua volontà di affrontare nuovi percorsi, sino al traguardo e senza scorciatoie.

Così un’amica apparentemente timida si è trasformata ai miei occhi nel tempo in un’artista di grande carattere. Certo conserva il sorriso dolce e gli occhi sognanti di sempre, ma anni di gioie e di sconfitte l’hanno resa sempre più forte e sicura, capace di confrontarsi con gli artisti di ogni livello, con i linguaggi artistici più creativi, perché l’arte che Lydia porta con sé è inedita.

Patrizia Fumagalli 
7 ottobre 2011