Lydia Lorenzi, “Angelo”, olio e foglia d’oro su tela, 150x105 cm, 1999

Pittrice colta, Lydia Lorenzi cesella ogni sua opera in un preciso contesto storico ed estetico per ottenere risultati che hanno il sapore del "pezzo unico". E' quanto avviene in "Angelo", una tela che risolve con prepotenza artistica l'antica discussione sul sesso degli angeli. Secondo la Lorenzi sono femmine che descrive in spirituale concentrazione. Il quadro induce altre riflessioni: il perfetto senso dell’anatomia; l’alto contenuto simbolico di una figura che, accosciata nell’oscurità delle umane cose, alza al cielo le braccia in una muta invocazione che ottiene grazia in Cielo, come dimostra lo schiarirsi dello sfondo; il volto rilevato sull’oro bizantinamente paradisiaco; i corti e bruni capelli, contrari a ogni tradizione iconologica, qui giustificata perché l’angelo è ancora immerso in una dimensione terrena. Degno di nota il colore dell’abito, un viola che segna la transizione fra l’oscurità terrena e la luce della Grazia Divina.

Settembre 2014
Prof. Aldo Maria Pero

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Lydia Lorenzi “Ailes d’Ange”, scultura in plexiglas blu cobalto e bianco, 88x50x18 cm, 2012

"Ailes d’Ange" di Lydia Lorenzi offre una versione aggiornata circa le ali delle creature angeliche: non i luminosi e multicolori piumaggi di Giotto o del Beato Angelico, ma una lineare e incisiva soluzione che sembra rimandare agli altrettanto netti "tagli" di Lucio Fontana. Tanto erano ricchi di colori diversi gli esempi antichi, tanto vibrante risulta la monocromia della Lorenzi, che sceglie anche in questo caso un colore a lei caro, il blu cobalto, in una gradazione di assoluto incanto. Le ali si propongono con l’aspetto sintetico ed attraente di un violino, uno strumento che ben si attaglia agli angeli, la cui iconografia storica spesso li rappresenta come musicanti e quasi sempre mentre traggono melodie da strumenti a corda, che del seicento in poi sono normalmente violini. Un’opera di esemplare sobrietà capace di creare incanti con la sua duplice e reciproca metafora.

"Allevamento di ombre", olio e foglia d'oro su tela, 145x105 cm, 1991

"Allevamento di ombre" di Lydia Lorenzi conferma lo spessore delle sue caratteristiche espressive, che si muovono con disinvoltura su vari piani stilistici, pare anzi che ella, piuttosto che costringere il materiale inventivo nella rigidità di una maniera prefissata, scelga di volta in volta il modo migliore per dare forma plastica o pittorica alle proprie esigenze di comunicazione. Si tratta di un atteggiamento non algido, ma logico, una logica che impone le proprie ragioni senza risultare coercitiva. La Lorenzi mostra sempre di sapere perfettamente quali risultati vuole ottenere. In questo senso, le ombre non si allevano ma si creano o si ricevono dall'esterno poiché esse sono in realtà idee, pensieri, riflessioni. Sull'oscuro sfondo posto sulla destra si staglia infatti il chiaro percorso di una mente che cerca la propria strada senza trascurare gli altri suggerimenti.

Novembre 2014
Aldo Maria Pero

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Lydia Lorenzi "Atto d'amore" olio e oro su tela 185x90 1995

Lydia Lorenzi proviene dalla Lombardia, una terra che in pieno novecento ha dato molti nomi illustri alla pittura italiana, nomi che hanno spesso contribuito a illustrare le avanguardie con apporti preziosi. Si direbbe che Lydia Lorenzi consideri quel vasto patrimonio di idee, innovazioni e proposte una sorta di archivio personale cui attingere una suggestione, un palpito, una sfumatura e allora procede nella elaborazione di un'opera quasi mai riferibile ad altre precedenti. Se esiste un elemento comune sotteso al suo "modus operandi", esso consiste nella raffinatezza formale e nell'atteggiamento di distacco che la pittrice riserva ai propri lavori per quanto essi siano sempre a lungo meditati. Ma in questo "Atto d'amore" esiste un brivido che supera la facciata di algido surrealismo. In decise campiture coloristiche una bella donna nuda viene delineata con il capo coperto da un intreccio di linee rosso-passione mentre, immobile, proietta dietro di se' due ombre, una nera raso corpo ed un'altra lunga che crea sullo sfondo un'indeterminata figura maschile, il suo paredro amoroso, che esiste solo nella sua mente.

Prof. Aldo Maria Pero
Savona 25/09/2015

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Eva, olio e foglia oro, 60x45 cm.

Lydia Lorenzi si muove con disinvolta padronanza tecnica tra assunti ideologici che si traducono quasi sempre in tele che offrono con eleganza formale materiali di godimento estetico e di studio. Qualche volta vi aleggia uno spirito bizzarro che assume le caratteristiche del divertissement; più spesso le sue invenzioni mirano ad un proscenio più vasto, sino ad affrontare problematiche bibliche che sintetizzano, ricorrendo a simboli e a metafore, il dramma dei progenitori, la ″ubris″ di Eva che li privò dei privilegi dell’Eden e li lasciò nudi e sbigottiti sulla terra, umane creature alla ricerca di un destino dopo la perdita dell’eternità e di una sorte già per loro divinamente tracciata. Alle spalle di Lydia, in ″Eva″, si intuisce la suggestione del libero arbitrio, la più importante dote dell’uomo secondo il pensiero di Sant’Agostino, quella liberà di scegliere fra obbedienza e trasgressione, tra il bene ed il male. Ad essa fece ricorso Eva, che con il suo gesto cambiò il divenire del mondo. Il dramma primevo viene qui rievocato in un quadro dalle vaste campiture di forte evidenza cromatica. Il volto di Eva, ridotto a silhouette, emerge al centro della mela che, posta sul ventre della donna, indica la sua situazione di gestante che porta nel proprio ventre il futuro dell’umanità con il suo lungo divenire carico di brevi gioie e di acerbi dolori.

Aldo Maria Pero 2016